Overview
Nel nostro lavoro creativo, la ricerca della perfezione è spesso vista come l’obiettivo primario: linee pulite, proporzioni esatte e funzionalità impeccabile. Eppure, c’è un fascino profondo che risiede nell’imperfezione, un valore che sfida le convenzioni e ci ricorda la natura autentica, umana e organica della creatività. L’imperfezione non è un errore, ma una caratteristica unica che racconta una storia, e stimola l’immaginazione e il ragionamento.
Nell’era della produzione di massa e della standardizzazione, l’imperfezione si distingue come un segno di unicità e dunque iconicità. È il principio del Wabi-Sabi, l’estetica giapponese che onora il transitorio, l’imperfetto e l’incompleto. In questa filosofia, graffi, patine e segni del tempo non sono difetti, ma il risultato naturale dell’uso e dell’interazione, testimonianze tangibili della vita stessa. Un pezzo artigianale, con le sue variazioni inevitabili, racconta di mani che lo hanno plasmato, di tentativi ed errori, di un processo creativo che non può essere ridotto a schemi rigidi. È un antidoto alla monotonia dell’identico, una celebrazione della diversità e dell’individualità.
Due scatti della mostra “Backstage of beauty”
Inoltre, l’imperfezione nel design è profondamente sostenibile. Abbracciandola, accettiamo il valore delle risorse naturali con i loro difetti intrinseci, riducendo lo spreco generato dalla ricerca ossessiva di materiali “perfetti”.
La bellezza dell’imperfezione non è solo un’estetica, ma una filosofia che ci invita a ripensare il nostro rapporto con gli oggetti e con noi stessi. In un mondo che spesso esige la perfezione a ogni costo, il design imperfetto ci ricorda che l’essenza del bello risiede nella complessità, nell’unicità e nelle tracce di ciò che è autenticamente umano.
“La ricerca dell’imperfezione ci ha guidati anche nel ristrutturare la nostra dimora, Casa Caleido: il luogo dell’incompiuto per antonomasia. In ambito professionale siamo abituati ad essere sempre votati all’eccellenza e alla perfezione, la nostra casa volevamo che raccontasse anche altro. I nostri clienti di solito vedono il risultato finale del nostro lavoro, qui possiamo mostrare il processo».
Barbieri Magalini